LA FAMIGLIA OGGI: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE – Cap. 4
Istituti giuridici di base e MEDIAZIONE FAMILIARE, quando necessaria
Gentili lettori, per meglio comprendere la realtà attuale in ambito di leggi e normative concernenti la materia familiare, riteniamo utile proporvi un excursus storico sulla evoluzione che ha avuto il diritto di famiglia dalla nascita dello Stato moderno ad oggi. Buona lettura!
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L’EVOLUZIONE STORICA DEL DIRITTO DI FAMIGLIA
Con la nascita dello Stato moderno – detentore di un proprio ruolo e di un proprio potere – si è assistito, per la prima volta, all’intervento statale nell’ambito della famiglia mediante la creazione di una specifica sfera pubblica ingerente, in via normativa, sulla famiglia e sui rapporti familiari.
Tale assetto normativo, nato come ramo del diritto civile, è stato definito “diritto di famiglia” e regolamenta le relazioni familiari (nello specifico, le relazioni di coppia, le relazioni tra genitori e figli e le relazioni tra i membri del nucleo familiare ed i parenti).
a) Trasformazioni del diritto di famiglia negli ordinamenti di Civil Law e di Common Law
Da circa due secoli il diritto di famiglia continua ad essere oggetto di studio e di importanti riforme. Il Codice Napoleonico del 1804 – che poneva al centro della struttura familiare la potestà del padre sui figli e del marito sulla moglie e, conseguentemente, ravvisava nel matrimonio un negozio strettamente legato alla volontà paterna e maritale – fu assunto come modello da molti ordinamenti di Civil Law (derivanti dal diritto romano e fondati su codici e leggi) mentre gli ordinamenti di Common Law (di origine britannica e basati maggiormente sui precedenti giurisprudenziali), seppur fondati su relazioni gerarchiche di paternità, erano carenti di normazione giuridica in ambito familiare così che le relazioni di coppia e di filiazione avevano una natura maggiormente morale e la famiglia stessa era considerata un’istituzione morale e religiosa, non soggetta al controllo statale.
In entrambi gli ordinamenti il diritto di famiglia era prevalentemente indirizzato alle classi medie liberal-borghesi mentre le prime leggi di tipo assistenziale ed amministrativo erano dirette alle famiglie più povere della classe operaia.
Le riforme che hanno interessato il diritto di famiglia negli ultimi trent’anni hanno, invece, uniformato la regolamentazione della famiglia nei paesi occidentali al fine di renderla il più possibile omogenea.
b)L’evoluzione del diritto di famiglia in Italia
L’ambito dei rapporti familiari fu per la prima volta disciplinato in Italia nel 1865 con l’emanazione del Codice Pisanelli, che riconosceva al capofamiglia maschio un ruolo prevalente, assegnandogli la patria potestà, l’autorizzazione maritale ed un potere disciplinare illimitato su moglie e figli minori.
L’autorità del capofamiglia venne ulteriormente rafforzata con il Codice Civile fascista del 1942 e con la creazione di un complesso sistema di politiche familiari che incoraggiava e rafforzava il ruolo dell’uomo quale percettore di reddito e della donna dedita solo al lavoro familiare, al fine di incentivare la fecondità.
Con l’avvento della Costituzione Repubblicana del 1948 alla famiglia venne riconosciuto il ruolo di istituzione sociale fondamentale, alla quale fornire la necessaria protezione. L’art. 29 statuisce il principio della parità giuridica dei coniugi, da contemperare con i principi di unità e solidarietà familiare, l’art. 3 dispone la pari dignità sociale e l’uguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini (uomini e donne), l’art. 37 riconosce alla donna gli stessi diritti e le stesse retribuzioni dell’uomo lavoratore, oltre a tutelare l’adempimento della sua particolare funzione familiare, l’art. 30 – trasfuso in legge con la riforma del diritto di famiglia del 1975 – assicura ai figli naturali (nati fuori dal matrimonio) la medesima tutela giuridica e sociale dei figli legittimi e l’art. 31 prevede la creazione di apposite misure statali atte a favorire e proteggere la famiglia, la maternità, l’infanzia e la gioventù.
Nonostante la Costituzione avesse proclamato la parità tra i sessi, gli strascichi della visione autoritaria e patriarcale del regime fascista continuarono a sentirsi fino alla prima metà degli anni ‘60 (basti pensare che l’adulterio del marito e della moglie continuò ad essere differentemente punito fino alla sua abolizione nel 1968 e la contraccezione e l’aborto vennero considerati reati fino al 1978).
Solo nei primi anni ’70, stante la necessità di adeguare le norme ai mutamenti sociali e valoriali, iniziò una vera e propria ridefinizione dei ruoli familiari, dapprima con l’introduzione dell’istituto del divorzio (1970) e poi con la riforma del diritto di famiglia (1975), la quale ultima apportò numerose novità ai rapporti personali e patrimoniali tra i coniugi, rendendoli più paritari (a marito e moglie vennero riconosciuti i medesimi diritti e doveri ed uguale potestà sui figli così come uguale obbligo di provvedere a mantenimento, istruzione ed educazione dei medesimi, in proporzione alle rispettive possibilità economiche; inoltre venne introdotto il regime di comunione legale dei beni ed il principio di parità totale tra figli legittimi e figli naturali).
Nel corso degli ultimi quarant’anni sono state attuate molteplici riforme legislative volte ad uniformare la regolamentazione giuridica dei rapporti familiari nei paesi occidentali. La tendenza generale è di offrire una maggiore attenzione alle relazioni tra genitori e figli, piuttosto che a quelle di coppia, incrementando l’intervento pubblico tramite l’attivazione di politiche sociali mirate (ad es. tutela delle madri lavoratrici, sussidi monetari a favore delle famiglie numerose, sevizi di supporto e cura per l’infanzia).
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Nel prossimo articolo ci soffermeremo sull’analisi delle politiche sociali ed in particolare sui servizi di supporto al costo (mantenimento e cura) dei figli, dei disabili e degli anziani.