LA FAMIGLIA OGGI: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE – Cap. 5
Istituti giuridici di base e MEDIAZIONE FAMILIARE, quando necessaria
Gentili lettori, questa settimana la nostra rubrica in tema di diritto di famiglia si concentra sull’analisi delle politiche familiari, soffermandosi in particolare sulle politiche sociali attuate a livello statale per fornire un aiuto alle famiglie per il mantenimento e la cura dei figli e per la cura dei disabili e degli anziani.
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A) POLITICHE SOCIALI DI SOSTENGNO ALLE FAMIGLIE NUMEROSE ED AL MANTENIMENTO ED ALLA CURA DEI FIGLI
Lo Stato italiano prevede, di anno in anno, una serie di aiuti economici di sostegno al reddito per chi vive una situazione di disagio, di povertà o in ipotesi di nucleo familiare numeroso (dai 3 figli in su).
Dal 2019 è stato, poi, introdotto il reddito di cittadinanza ed è stata prevista la Carta Famiglie numerose, che permette di accedere a bonus e aiuti economici per spese relative a trasporti pubblici, istruzione, bollette di energia, gas, acqua, prodotti di casa, ecc.
Tra gli aiuti alle famiglie vi sono anche il contributo affitto 2019, che viene incontro agli inquilini morosi incolpevoli con basso reddito e il reddito di inclusione (REI), introdotto nel 2019 in sostituzione degli assegni di disoccupazione e rivolto a coloro che vivono una situazione di povertà e di forte disagio economico.
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Senza dubbio la nascita di un figlio comporta l’insorgere di due tipi di responsabilità: una relativa al suo mantenimento (sostentamento finanziario per la consumazione di beni e servizi) ed una alla sua cura (per la quale si rende necessaria una conciliazione famiglia-lavoro).
- Obbligo di mantenimento dei figli
Il mantenimento dei figli è un costo che, per secoli, è stato fatto ricadere principalmente sul padre-capofamiglia, storicamente ritenuto unico soggetto percettore di reddito.
A cavallo tra le due guerre mondiali sono state introdotte numerose politiche sociali volte a dare un aiuto concreto alle famiglie numerose, quali le detrazioni fiscali, la pensione per i superstiti (vedove ed orfani) e gli assegni familiari.
Questi ultimi rappresentano oggi giorno un’effettiva fonte di sostegno economico per tutte le famiglie europee con figli e vennero introdotti in Italia nel 1934 per ridurre la povertà e scongiurare il declino della fecondità. Sopravvissero, poi, alla caduta del fascismo, perdendo l’originaria finalità di ordine demografico ma mantenendo lo scopo di sostegno delle responsabilità familiari del lavoratore dipendente verso moglie, figli e ascendenti. Furono, infine, sostituiti nel 1988 con l’assegno per il nucleo familiare, previsto per una cerchia più ristretta di beneficiari ma sempre per il sussidio di familiari e parenti. Tale assegno è, oggi, rivolto solo ai lavoratori dipendenti e detentori di una posizione previdenziale, il cui reddito non supera determinate soglie e l’entità dello stesso dipende da vari fattori (reddito familiare, numerosità e modello di famiglia).
Nella maggior parte dei paesi europei gli assegni familiari sono universali e dello stesso importo per tutte le famiglie con figli, a prescindere dal reddito mentre solo in alcuni Stati (come il Portogallo ed i paesi dell’est europeo) decrescono all’aumentare del reddito familiare.
In molti paesi dell’Unione Europea sono previsti anche altri sussidi finanziari per il sostentamento dei figli, quali l’assegno per una nuova nascita, prestazioni per le famiglie monogenitoriali, erogazioni per le spese abitative delle famiglie con figli.
Dagli anni ’90 sono richiedibili l’assegno per il nucleo familiare e l’assegno di maternità ma tali misure riguardano solo le famiglie che hanno risorse molto limitate.
Nel 2003 è stato, peraltro, introdotto il bonus bebè (detto anche assegno di natalità), a fronte del basso livello di fecondità del nostro paese. Tale misura consisteva nel versamento di € 1.000,00 una tantum, in seguito alla nascita del secondo figlio, è stata abolita nel 2006 e successivamente reintrodotta. Oggi consiste in un assegno mensile che varia da 80 a 160 euro, a seconda del proprio reddito Isee ed è erogato per 12 mensilità (36 per i nuovi nati prima del 31 dicembre 2017).
Sempre in ipotesi di Isee molto basso, dal 1° gennaio 2017 è previsto il premio alla nascita “mamma domani” che prevede l’erogazione da parte dell’I.N.P.S. di € 800,00 per ogni nuovo nato ed è richiedibile a partire dal 7° mese di gravidanza e fino al compimento dell’anno del bambino.
Di certo nel nostro paese ci sarebbe bisogno di una sostanziale riforma del sistema di supporto al costo dei figli con l’introduzione di politiche familiari più efficaci.
- Obbligo di cura dei figli
E’ inevitabile che la nascita di un figlio comporti, per i genitori, la necessità di dedicargli del tempo per provvedere alla sua cura ed assistenza. Onde evitare che tale compito gravi principalmente sulla madre, le recenti politiche sociali europee mirano a favorire la conciliazione lavoro-famiglia per entrambi i sessi mediante congedi di maternità, di paternità e genitoriale e tramite servizi per l’infanzia.
Il congedo di maternità è obbligatorio e comprende gli ultimi mesi di gravidanza ed i primi mesi di vita del bambino. In Italia ha una durata di 5 mesi e viene, generalmente, retribuito con un valore pari all’80% dell’ultima retribuzione.
Il congedo di paternità – generalmente poco utilizzato e in Italia addirittura non previsto – riceve il medesimo trattamento economico di quello di maternità mentre il congedo genitoriale (detto anche “opzionale”) è un periodo facoltativo di astensione dal lavoro successivo ai congedi di maternità/paternità ed esteso fino a 6 mesi per ciascun genitore (sommato ai precedenti congedi non deve, però, far superare la soglia massima dei 10 mesi complessivi di congedo). Il congedo genitoriale comporta una retribuzione variabile da paese a paese ed in Italia è impiegato da ben 2/3 delle madri, spesso in modo flessibile ed anche fino al compimento dell’ottavo anno del bambino (ad es. mediante la scelta di part-time verticali o dell’innovativo smart working, che permette di lavorare mediante remoto, lontani dall’ufficio).
Oltre ai congedi testè analizzati, un’altra importante risorsa pubblica, volta alla cura dei figli, è rappresentata dai servizi per l’infanzia fino ai tre anni d’età. Tali servizi sono limitati nei paesi in cui il tasso di occupazione delle donne è basso e ciò dipende sia dal loro costo elevato che dalle diverse idee di cura e crescita dei figli.
In generale le sopra indicate misure di sostegno appaiono sufficienti nella maggior parte dei paesi europei, fatta eccezione per il sud Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna.
Diversa è, invece, la situazione relativamente ai servizi di cura per i bambini tra i tre ed i sei anni, che risultano cospicui in tutti i paesi europei e che sono sorti con precipua finalità educativa, volta a fornire un’istruzione anche ai bambini più svantaggiati.
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B) POLITICHE SOCIALI DI SOSTEGNO ED ASSISTENZA PER GLI ANZIANI E PER I DISABILI
Relativamente ai servizi di cura di anziani e disabili, l’Italia è, purtroppo, tra i paesi meno preparati, nonostante la necessità di un supporto statale sia sempre maggiore a fronte del notevole incremento del numero degli ultraottantenni (di cui molti non autonomi e autosufficienti), della riduzione della fecondità, dell’impiego sempre maggiore delle donne nel lavoro retribuito e della conseguente tendenza alla riduzione delle famiglie estese e multiple in favore di quelle nucleari ed unipersonali.
Ulteriore causa di contrazione dell’aiuto della rete familiare è rappresentata dal termine di un rapporto di coppia, che comporta un generale indebolimento dei rapporti affettivi tra parenti (sia tra genitori e figli che tra suoceri e nuore /generi).
Fino alla fine degli anni’70 la cura e l’aiuto finanziario degli anziani non erano riconosciuti come diritto sociale e venivano visti come problema privato delle famiglie; l’intervento pubblico, inizialmente solo assistenziale e residuale, iniziò a concretizzarsi – specialmente in Olanda e nei paesi nordici – nel corso degli anni ’80, con l’intento di offrire alla persona anziana, anche disabile, sia un supporto residenziale/domiciliare (presso la propria abitazione o in alloggi protetti o in centri diurni) sia un contributo economico. Ad oggi, però, la cura informale (privata e non retribuita) è ancora quella maggiormente diffusa e ciò anche a fronte del fatto che le legislazioni di molti paesi prevedono stringenti obbligazioni familiari volte a mantenimento ed assistenza del genitore anziano (ad es. l’art. 438 del Codice Civile italiano).
Di recente è stato introdotto a livello europeo il c.d. assegno di cura, versato al titolare o a chi si prende cura di lui, che in Italia si è affiancato alla c.d. indennità di accompagnamento.
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Alla luce dei numerosi impegni lavorativi che stanno interessando il nostro studio in questo periodo, informiamo i gentili lettori che la presente rubrica, dedicata alla materia familiare, verrà aggiornata mensilmente.
Nel prossimo articolo cominceremo ad analizzare l’istituto della MEDIAZIONE FAMILIARE, le sue caratteristiche, i diversi modelli con può svolgersi il processo mediativo e la sua importante utilità come mezzo innovativo di risoluzione dei conflitti familiari, rivolto a coppie in crisi con o senza figli ed alternativo o di supporto alle vicende giudiziarie di separazione, divorzio e affido di figli minori.