mediazione

LA FAMIGLIA OGGI: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE – Cap. 6

La MEDIAZIONE FAMILIARE

Gentili lettori, eccoci di nuovo on line per condividere con Voi una tematica familiare che ci sta particolarmente a cuore, in quanto riteniamo sia ancora poco conosciuta ma possa essere estremamente utile per aiutare le persone a risolvere in modo bonario conflitti familiari di varia origine e natura. Stiamo parlando dell’istituto della MEDIAZIONE FAMILIARE.

Il nostro studio caldeggia e supporta la diffusione di tale istituto in quanto annovera nel suo team due professioniste specializzate in materia (l’avv. Elisa Spillare e la Dott.ssa Patrizia Serblin), le quali riscontrano quotidianamente gli effetti positivi che tale pratica può determinare nella risoluzione anche dei conflitti familiari più complessi.

Per approcciarsi nel modo giusto a tale istituto partiamo dalle sue origini e dalla descrizione delle sue finalità.

 

MEDIAZIONE FAMILIARE: nascita, diffusione e legislazione

L’istituto della mediazione familiare è nato nel 1974 ad opera dello psicologo e avvocato statunitense James Coogler ed è stato successivamente sviluppato da Howard Irving, Michael Benjamin e John Haynes. Sin dai primi anni ottanta tale pratica iniziò ad essere utilizzata anche in Europa e nel 1987 approdò a Milano e pian piano si diffuse capillarmente in tutta Italia.

Nel nostro Paese tale istituto è a carattere volontario, ossia viene esperito solo su accordo delle parti, tant’è che anche qualora il Giudice, nel corso di un procedimento giudiziario, ravvisasse l’opportunità di ricorrervi, dovrebbe prima ottenere il consenso di entrambe le parti (l’art. 337-octies, II^ comma del Codice Civile prevede, infatti, che: “Qualora ne ravvisi l’opportunità, il giudice, sentite le parti e ottenuto il loro consenso, può rinviare l’adozione dei provvedimenti di cui all’art. 337-ter (provvedimenti riguardo ai figli) per consentire che i coniugi, avvalendosi di esperti, tentino una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riferimento alla tutela dell’interesse morale e materiale dei figli”).

Attualmente in Italia la mediazione familiare non è una professione regolamentata in quanto non esiste un organo istituzionale (come un Albo o un Ordine professionale) che vigili l’operato dei mediatori.

Solitamente tale istituto viene praticato da figure professionali già strutturate – quali avvocati, psicologi, assistenti sociali e non vi sono dei requisiti minimi, definiti dallo Stato, per poterla esercitare; ad ogni modo, per dare maggiore professionalità ai mediatori e fornire loro conoscenze specifiche nella materia, sono stati creati degli appositi corsi di formazione, riconosciuti dalle Regioni ed erogati da agenzie formative accreditate, che rilasciano un attestato di qualifica professionale, ai sensi della Legge 845/78 e succ. mod., di “Esperto Mediatore Familiare”.

Di recente è stata avanzata una proposta di legge (c.d. decreto Pillon) che mira a rendere obbligatorio tale istituto ed a regolamentare la professione del mediatore familiare, prevedendo l’istituzione di un apposito Albo e degli specifici requisiti per poterne ottenere la relativa qualifica.

Si resta in attesa di osservarne gli sviluppi.

 

Che cos’è la mediazione familiare e come funziona?

La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie – coniugate o conviventi, con o senza figli, in fase di separazione o già separate o divorziate – e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una situazione di conflitto.

Può rivolgersi anche alle coppie di fatto o alle famiglie ricostituite, cioè ai due ex partner e ai rispettivi nuovi compagni, o semplicemente al singolo genitore dopo che la mediazione non sia risultata praticabile.

Si rivolge principalmente a coppie con figli, in quanto uno dei suoi obiettivi principali è la riorganizzazione delle relazioni familiari in un’ottica di continuità genitoriale (bigenitorialità), con particolare riguardo all’interesse della prole.

Nel caso di coppie senza figli è comunque possibile praticarla mediante applicazione proficua di tecniche di mediazione.

La mediazione familiare è una disciplina trasversale che utilizza conoscenze proprie alla sociologia, alla psicologia e alla giurisprudenza, finalizzate all’utilizzo di tecniche specifiche quali quelle di mediazione e di negoziazione del conflitto.

E’ importante distinguere tale istituto dall’arbitrato, dalla consulenza familiare e dalla terapia di coppia in quanto il mediatore interviene a breve termine, non prende decisioni, esplora aspetti presenti ed orientati al futuro, risponde solo a bisogni circoscritti (della persona, della coppia e della famiglia) e mira semplicemente a favorire la comunicazione tra le parti per il raggiungimento di accordi condivisi.

Diversamente lo psicoterapueta interviene nel medio/lungo periodo, aiuta in concreto la coppia a trovare le soluzioni ai problemi familiari, suggerendo le possibili strade da percorrere per superare il conflitto, ha come obiettivo il miglioramento delle dinamiche relazionali familiari e, per fare ciò, esplora anche aspetti passati delle parti.

 

Chi è il mediatore familiare?

Il mediatore familiare è un esperto nella gestione dei conflitti, è un soggetto terzo imparziale che non dà giudizi, è tenuto al segreto professionale ed è indipendente dall’ambito giudiziario.

Il suo compito è quello di aiutare la coppia a riaprire i canali di comunicazione interrotti dal conflitto e nel porsi in via neutrale, non giudicando le proposte delle parti nè fornendo una soluzione ai problemi ma limitandosi a suggerire modalità di cooperazione e stimolando la coppia a reperire autonomamente soluzioni innovative e personalizzate con spirito di uguaglianza, rispetto reciproco e corresponsabilità.   

Il mediatore familiare si propone, pertanto, come una figura nuova ed alternativa al sistema giudiziario, mirante ad aiutare la coppia ad analizzare e negoziare tutte le questioni che riguardano il ménage familiare quotidiano e che hanno condotto ad una situazione di conflitto.

Il mediatore familiare si trova ad affrontare con le parti sia aspetti emotivi (affidamento dei figli (se presenti), continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, ecc.) che aspetti materiali (divisione dei beni, determinazione dell’assegno di mantenimento, assegnazione della casa coniugale, ecc.) e le incoraggia ad individuare delle soluzioni consensuali che mirino a soddisfare le esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare; in quest’ottica, i partner diventano protagonisti nella gestione del proprio conflitto e sono spinti a ricreare un dialogo costruttivo nell’interesse comune.

 

Come si svolge la mediazione familiare? : modello generale

Nel corso degli anni sono stati individuati numerosi modelli di mediazione, frutto della diversa formazione professionale dei rispettivi ideatori e del diverso contesto e periodo storico in cui si sono sviluppati.

In via generale la durata media della mediazione è di 8-12 incontri che sono distribuiti nell’arco di 6-12 mesi, si può svolgere in appositi centri pubblici e privati, presso consultori familiari, centri per le famiglie o studi privati e per essere avviata è necessario che siano le parti a richiederla e volerla.

Nel percorso di mediazione si possono individuare tre fasi:

1) Fase di pre-mediazione:

Inizialmente il mediatore analizza la situazione per valutarne la mediabilità e le parti si riconoscono da subito come interlocutori.

2) Processo di negoziazione:

Successivamente il mediatore invita le parti ad affrontare le questioni relative alla coppia, agli eventuali figli e/o ai beni patrimoniali in comproprietà tra i partner e l’ordine di trattazione può variare in base al modello di mediazione prescelto (parziale o globale). In questa fase le parti si riconoscono come negoziatori.

3) Stesura di un documento d’intesa:

Dopo aver analizzato e discusso le varie problematiche familiari, nel caso in cui la mediazione abbia un esito positivo e le parti raggiungano una composizione del conflitto, è preferibile che stipulino un documento in cui riportare gli accordi raggiunti. Tale scritto viene consegnato in copia a ciascuno dei partner e i rispettivi avvocati, se presenti, potranno produrlo in Tribunale in caso di procedimento giudiziario già incardinato o da avviare.

Generalmente gli strumenti utilizzati dal mediatore sono il problem solving (schema di risoluzione di un problema) ed il feedback (risposta riflesso).

Il problem solving segue uno schema preciso che consiste nell’individuazione del problema e delle difficoltà ad esso connesse, nella successiva raccolta delle informazioni e delle preoccupazioni che ne derivano e, infine, nella formulazione delle possibili azioni da compiere per risolvere le difficoltà, ipotizzando le conseguenze positive e negative che ne potrebbero derivare.

Esaminate le varie opzioni e scelta quella che sembra offrire la migliore soluzione al problema, le parti decidono come attuarla.

Al termine del processo le parti, supportate dal mediatore, valutano se la soluzione scelta appare effettivamente quella più corretta; in caso negativo, il percorso viene ripetuto, scandagliando più attentamente il problema da risolvere e le difficoltà che esso ha generato.

Il feedback consiste, invece, nel riformulare con altre parole ed in modo più chiaro e preciso ciò che una persona ha appena detto.

In tal modo colui che ha parlato viene aiutato a focalizzare l’attenzione sull’esperienza che ha raccontato e, quindi, a cogliere aspetti nuovi che magari aveva trascurato o non aveva adeguatamente considerato. Così facendo il mediatore riesce a far percepire la propria vicinanza emotiva alle parti senza risultare né invadente né giudicante.

Può capitare – e spesso è utile – che la mediazione familiare venga esercitata in forma di équipe, ossia con il coinvolgimento di altri professionisti aventi competenze specifiche (avvocati, psicologi, pedagogisti, operatori sociali) che possono offrire un aiuto maggiore alla coppia al fine di trovare le soluzioni più idonee ai problemi da risolvere.

***

Nei prossimi articoli approfondiremo nel dettaglio vari modelli particolari di mediazione familiare, creati negli anni ad opera di diversi cultori della materia, i quali ne hanno sviluppato caratteristiche specifiche focalizzandosi, ciascuno, su diversi aspetti del processo mediativo.

 

Related Posts