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LA FAMIGLIA OGGI: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE – Cap. 1

Istituti giuridici di base e MEDIAZIONE FAMILIARE,  quando necessaria

Gentili utenti, alla luce delle continue novità legislative che interessano il diritto di famiglia e dell’importanza che riteniamo ricopra per tutti la conoscenza degli istituti giuridici di base in ambito familiare, al fine di sentirsi “cittadini adeguati” e parti attive e consapevoli delle proprie scelte, abbiamo pensato di inserire una nuova rubrica, con cadenza settimanale, dedicata al tema della Famiglia Oggi.

Si cercherà di offrire un’analisi “ad ampio raggio” della realtà familiare, della sua mutevolezza negli anni, della regolamentazione giuridica che la disciplina e degli strumenti che la tutelano, tra i quali, in primis, la Mediazione Familiare (istituto che lo studio legale supporta e sostiene e che viene praticato dalle mediatrici Avv. Elisa Spillare e Dott.ssa Patrizia Serblin, psicologa).

Al termine di ogni articolo verrà riportato un breve abstract del tema che sarà trattato la settimana successiva, come “filo conduttore” per rendere più motivante la lettura.

Ci auguriamo che questa iniziativa possa esserVi utile per trovare risposta alle numerose domande che quasi quotidianamente ci si pone come mariti/mogli, compagni/compagne, genitori e figli.

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  1. INTRODUZIONE

Al fine di approcciarsi in maniera corretta allo studio della famiglia e all’ analisi delle strutture che essa ha assunto nel corso degli anni, è di fondamentale importanza delineare i confini che distinguono la famiglia dalla parentela e dalle altre forme di convivenza non familiari.

Nel corso degli anni sono state individuate varie tipologie di strutture familiari.

A titolo esemplificativo, Laslett e gli studiosi di Cambridge, basandosi sui criteri di residenzialità e di vincolo (coniugale o di filiazione), hanno riscontrato quattro tipologie di nuclei familiari con diversa struttura:

  1. famiglia nucleare semplice (coniugale o monogenitoriale);
  2. famiglia multipla (più di un nucleo familiare);
  3. famiglia estesa (un nucleo familiare + parente/i);
  4. aggregato domestico senza struttura (unipersonale, persona single, due persone conviventi non sposate e senza figli – ad es. due fratelli).

Non è, però, possibile tracciare definitivamente i confini di una famiglia poiché, nel corso del tempo e della vita degli individui, è naturale che la struttura e le relazioni familiari si trasformino dando vita a nuove strutture familiari (a titolo esemplificativo, quando un figlio si sposa crea una famiglia nucleare coniugale; se, però, versando in difficoltà economiche, dovesse andare ad abitare, insieme alla moglie, nella stessa casa dove risiedono i di lui genitori, si originerebbe una famiglia multipla; se, poi, uno dei due genitori dovesse morire, si passerebbe ad una famiglia estesa e, quando venisse a mancare anche l’ultimo genitore, si tornerebbe al modello di famiglia nucleare coniugale).

  1. EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA NEL TEMPO

Nel corso dei secoli la famiglia ha ricoperto il precipuo ruolo di fungere da garante alla continuità delle generazioni e, nel suo piccolo – con le diversità che comporta l’ appartenenza ai diversi ceti sociali -, ha assunto le caratteristiche di una vera e propria impresa (produttiva per le famiglie contadine ed artigiane, finanziaria per il ceto borghese e politica per l’alta aristocrazia).

C’è chi sostiene che negli anni si sia verificato un processo di progressiva contrazione della famiglia (da multipla a nucleare), indotto dall’avvento dell’industrializzazione nell’Europa capitalistica.

I ricercatori di Cambridge hanno, però, verificato che il modello di famiglia nucleare semplice era diffuso in molti paesi del nord Europa (in particolare in Inghilterra) già verso la metà del XV secolo e quindi appare preferibile ritenerla non tanto una conseguenza dell’industrializzazione, quanto una circostanza ad essa favorevole.

Nell’ Europa moderna si possono individuare tre modelli di struttura familiare:

1) FAMIGLIA OCCIDENTALE (a ovest della linea di Hajnal, tracciata da S. Pietroburgo a Trieste);

2) FAMIGLIA ORIENTALE (a est della linea di Hajnal);

3) FAMIGLIA MERIDIONALE (nel mezzogiorno europeo).

Quest’ultimo modello di famiglia si caratterizza per essere multiplo e sempre inserito in una fitta rete parentale in cui si scambiano aiuti e risorse.

A titolo esemplificativo si possono considerare le famiglie contadine, caratterizzate da una forte interdipendenza tra struttura della famiglia, corso di vita dei suoi membri e risorse impiegabili, il tutto con lo scopo principale di trovare un equilibrio tra forza lavoro, persone da sfamare e necessità produttive.

La famiglia europea in epoca moderna presenta questo tipo di struttura diversificata, che è conseguente alle diverse risorse materiali, legali e culturali e l’Italia ne è un esempio pratico. Urbanizzazione ed industrializzazione (nelle città del centro-nord) e modello di coltura intensiva (latifondo – nel mezzogiorno), hanno portato all’affermazione della famiglia nucleare.

La famiglia multipla era, invece, più diffusa nelle campagne del centro-nord a fronte di contratti di affitto di terreni particolarmente estesi.

In passato i mutamenti della struttura della famiglia sono dipesi da molteplici fattori: risorse disponibili, accesso a terre ed eredità, corso della vita e soprattutto elementi imprevisti rilevanti, che ne mettevano spesso a repentaglio la sopravvivenza (ad esempio l’elevato tasso di mortalità o i processi di migrazione).

Quanto alla mortalità va evidenziato che a metà dell’ottocento in Europa era ancora parecchio diffusa (su 6  figli partoriti ne sopravvivevano in media 3, oltre al fatto che non di rado le donne morivano di parto) ed accadeva spesso che i vedovi si risposassero, costituendo nuove famiglie.

Vi erano, peraltro, più matrigne che patrigni in quanto una donna riusciva a risposarsi solo se aveva da offrire dei beni appetibili (terreni o attività commerciali), ricevuti in eredità dal marito defunto e se non aveva figli a carico (i figli potevano, infatti, rappresentare un problema sia economico che di successione ereditaria).

Altro fattore minatorio della stabilità familiare era rappresentato dai processi migratori, che interessavano principalmente le famiglie contadine, le quali migravano in zone agricole meno redditizie per trovare nuovo lavoro.

Con il passare del tempo in Europa i tassi di mortalità diminuirono, aumentò la diversificazione delle risorse disponibili e vi fu una conseguente diminuzione delle migrazioni, sì da determinare un processo di stabilizzazione ed omogeneizzazione delle strutture familiari, con affermazione della famiglia nucleare.

Questo modello di famiglia ha iniziato un lento declino nei paesi europei a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, con un sensibile aumento delle separazioni e dei divorzi e una diminuzione della fecondità; tali fenomeni hanno inevitabilmente comportato una nuova disomogeneizzazione delle strutture familiari.

 

  1. TRASFORMAZIONI DELLA FAMIGLIA DURANTE IL PERIODO DI INDUSTRIALIZZAZIONE

Il processo di industrializzazione favorì notevolmente la diffusione della famiglia nucleare, trasformando la famiglia da unità produttiva a unità economica, in cui tutti i membri fornivano un supporto patrimoniale per far fronte ai bisogni quotidiani del nucleo familiare.

Non vi fu più commistione tra il luogo di lavoro (fabbrica) e lo spazio domestico (casa)e sorse il bisogno di trovare delle soluzioni alternative di cura dell’infanzia,  posto che i bambini non potevano più stare con i genitori nel luogo di lavoro (mentre, nelle famiglie rurali, l’ambito lavorativo coincideva con quello domestico).

Tale necessità di cura della prole comportò una divisione più netta tra il ruolo assunto dagli uomini (impegnati in fabbrica e lontani dalla famiglia) e quello ricoperto dalle donne (spesso casalinghe o, al più, lavoratrici saltuarie, precarie o a domicilio).

La possibilità di percepire un salario individuale e di rendersi economicamente autonomi, in alcuni casi favorì i fenomeni di allontanamento dalla famiglia, in altri fu elemento importante per fortificare la solidarietà economica familiare (specialmente in quei ceti sociali dove, per fronteggiare i bisogni quotidiani, era necessario che le spese di vitto ed alloggio venissero suddivise tra tutti i membri della famiglia).

Con l’avvento dell’industrializzazione vi fu una vera e propria transizione demografica, caratterizzata da un abbassamento del tasso di mortalità e, al contempo, da una diminuzione della fecondità.

 

  1. LA FAMIGLIA IN EPOCA CONTEMPORANEA

L’ISTAT, per definire il concetto di famiglia, rinvia alla definizione anagrafica della stessa, che ne individua tre elementi fondamentali:

  1. legame di sangue, filiazione, affinità o affettività tra più persone;
  2. coabitazione di più persone;
  3. unicità di bilancio, per lo meno per parte di entrate e spese, volte a soddisfare i bisogni primari (ad es. per spese di cibo, vestiario e utenze dell’abitazione in cui si convive).

Quest’ ultimo  elemento  è  stato,  però,  eliminato a metà degli anni’ 80 e sostituito con l’abitualità del domicilio e l’esistenza di rapporti affettivi (istituzionalizzati o meno).

L’ONU, invece, restringe la definizione di famiglia a fini censuari, intendendola nel senso stretto di nucleo familiare, composto da più persone, legate tra loro, che vivono insieme in un aggregato domestico comune.

 

  1. MUTAMENTI DELLE STRUTTURE FAMILIARI

Dagli anni ’50 in poi si è pian piano assistito ad una diversificazione e ad un dinamismo delle strutture familiari, dovuti sia all’invecchiamento della popolazione (allungamento delle aspettative di vita) che all’aumento dell’instabilità coniugale.

Sono aumentate le famiglie nucleari semplici (coniugali o monogenitoriali) e senza struttura (specialmente unipersonali) mentre sono diminuite quelle estese e multiple, con conseguente modifica del corso di vita familiare (sono sempre di più le persone anziane che vivono da sole).

E’, però, altrettanto vero che le famiglie estese si sono pian piano riaffermate, in virtù del fenomeno della c.d. “ri-coabitazione”, che si verifica quando:

  1. una coppia di mezza età accoglie il genitore anziano di uno dei coniugi, rimasto solo;
  2. una coppia di genitori anziani riaccoglie in casa il figlio separato/divorziato.

Dagli anni ’90 in poi sono sempre di più le persone tra i 25 ed i 34 anni che non hanno figli e vivono ancora in casa con i genitori (in particolare nei paesi mediterranei e, in primis, in Italia e Spagna). Ciò accade a fronte dell’aumento della scolarità (in genere, prima di crearsi una famiglia, si preferisce terminare il percorso di studi), alla difficoltà di reperire un lavoro ed all’aumento dell’età di coloro che convolano a nozze.

Nei paesi mediterranei si lascia la famiglia d’origine principalmente per sposarsi mentre negli altri paesi lo si fa per vivere da soli o per convivere (con il partner o con amici).

Circa un quarto della popolazione è,  peraltro,  oggi interessato dal  fenomeno  del  c. d.“pendolarismo familiare” di studenti e lavoratori, che mantengono la residenza nella casa d’origine ma vivono altrove.

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Nel prossimo articolo si proseguirà l’analisi delle strutture familiari odierne, soffermandosi in particolare sulla nascita, in epoca moderna, di “nuovi” modelli di famiglia quali la famiglia monogenitoriale, la famiglia ricostituita, la convivenza more uxorio e la famiglia unipersonale.

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