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IL FLOP DEI DIAMANTI VENDUTI AD UN PREZZO IPERBOLICO

È ormai di pubblico dominio la notizia della vicenda dei diamanti venduti a numerosi risparmiatori ad un prezzo molto superiore a quello reale di mercato.
La ricostruzione operata dai giornali nazionali è essenzialmente questa:
due aziende attive nel mercato dei preziosi, Intermarket Diamond Business (IDB) e Diamond Private Investment (DPI) ed alcuni istituti di credito, precisamente Unicredit, Banco BPM, Banca Intesa San Paolo, Banca Aletti e Montepaschi, hanno venduto a vari clienti delle banche diamanti ad un prezzo di molto superiore a quello reale di mercato.
In sostanza i funzionari delle banche, facendo leva sul rapporto di particolare fiducia che intercorreva con vari clienti, consigliavano loro di investire i propri risparmi acquistando i diamanti, definendoli “beni rifugio” di facile ricollocazione e difficile svalutazione nel tempo.
Moltissimi risparmiatori, facendo affidamento sul fatto che la proposta perveniva su sollecitazione di un operatore qualificato, come un funzionario della Banca di fiducia e nei locali di quest’ultima, si determinarono ad acquistare quantità anche notevoli di diamanti, e ciò nonostante essi non avessero mai pensato, prima, di fare un simile investimento.
Alla conclusione dei contratti, la banca riceveva una provvigione sul prezzo dell’affare, che, a quanto si legge nei giornali, era del 18%.
I problemi sono iniziati circa due anni fa, quando alcuni risparmiatori tentarono di vendere sul mercato le gemme e si resero conto che il valore dei diamanti in loro possesso era molto più basso rispetto al valore al quale li avevano acquistati.
Il resto è cronaca ormai conosciuta, con le intervenute rilevanti sanzioni dell’Antitrust e del Tar del Lazio, che hanno riconosciuto la pratica come ingannevole e scorretta, infliggendo a tutti i protagonisti, sia IDB e DPI che le Banche, sanzioni da oltre 10 miliardi di euro.
È di pochi giorni fa la notizia del sequestro di 700 milioni di euro a carico degli intermediari e delle Banche, disposto dalla Procura della Repubblica di Milano.

Peraltro, a seguito del fallimento di IDB, dichiarato lo scorso 15 gennaio, scadrà il prossimo 8 marzo il termine per presentare le domande tempestive di ammissione al passivo del fallimento, con udienza di verifica dello stato passivo fissata per l’8 aprile. In particolare quei risparmiatori che, ad oggi, non hanno il possesso delle pietre, avendo deciso, all’epoca dell’investimento, di lasciarle in custodia presso la società fallita, dovranno presentare, entro l’8 marzo, apposita istanza di rivendica/restituzione dei preziosi.

Al di là della cronaca riportata dai giornali, quanto riferitoci da una decina di clienti che si sono fino ad oggi rivolti al nostro studio, conferma, purtroppo, la ricostruzione resa pubblica, con in più la constatazione, attraverso il nostro perito gemmologo Paolo Aldighieri, che il valore reale dei diamanti era pari a circa il 20-30% di quanto, invece, versato.

A questo punto, se ne discuterà in maniera approfondita, per quanto ci riguarda, nella sede del Tribunale competente.

Siamo, naturalmente, a disposizione di chi avesse necessità di saperne di più.

 

Avv. Carlo Spillare

 

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